Sito d’altura fortificato
Lo sperone di Sant’Erasmo, incombente al di sopra del borgo di Cesi e, evidentemente, direttamente connesso con questo, rappresenta certamente l’esempio di sito d’altura fortificato meglio conservato nella regione Umbria e, in generale, uno dei principali tra tale tipologia di siti attestati nell’Italia Centro – meridionale.
Questo punto venne fortificato, cingendo con poderose murature in opera poligonale un’area di circa 7000 m quadrati, con una cinta di circa 400 m lineari, che alterna varie maniere di opera poligonale, dalla più regolare e ben lisciata che distingua il lato nord, a quelle più corsive, con blocchi non ben lavorati, attestati in più punti, forse meno visibili del sito. Nelle parti meglio conservate le murature si spingono a superare i 10 m di altezza.
Lungo la cinta si riconosce la presenza di due ingressi, dei quali quello aperto lungo il tratto nord, appunto quello più accurato, sembra essere l’ingresso principale, grazie ai suoi caratteri monumentali. I residui permettono di riconoscere una doppia porta di ingresso, larga circa 1,4 m, raggiungibile tramite una doppia rampa d’accesso, indispensabile per colmare il dislivello presente e segnalata da un antemurale in opera poligonale ancora ben conservato. Sulla funzione di questo muro si è discusso, ipotizzando che esso potesse costituire un rinforzo difensivo utile a creare una curva molto stretta, con lo scopo di impedire l’impiego di arieti per lo sfondamento delle porte, tecniche ben attestate in molti apprestamenti difensivi.
L’altro ingresso, aperto verso la valle ternana, era a porta singola, molto probabilmente preceduto, anche in questo caso, da una serie di rampe con andamento tortuoso, probabilmente incassate nella roccia naturale, anche in questo caso utili a colmare il forte dislivello della parete rocciosa in quel punto.
L’assenza di sistematiche indagini archeologiche nella parte interna rende particolarmente difficile a tutt’oggi avanzare delle ipotesi circa la sua ripartizione interna e, di conseguenza, anche riguardo le sue vere funzioni. Si può infatti sottolineare come al momento, in base ai pochi elementi in nostro possesso, siano due le ipotesi principali, delle quali una predilige l’interpretazione del sito come una piccola cittadella fortificata, da utilizzare in caso di pericolo, probabilmente funzionale al sottostante centro di Cesi, mentre l’altra si concentra su una possibile vocazione sacra dell’area.
Quest’ultima si riconoscerebbe nella presenza del podio quadrangolare, anch’esso realizzato in opera poligonale e posto nella zona meridionale del sito, che non troverebbe altra spiegazione se non come il basamento su cui doveva sorgere un tempio affacciato sulla vallata, al quale potrebbe essere riferito l’unico frammento di rocchio di colonna oggi conservato all’interno della chiesa. La presenza della chiesa stessa sottolineerebbe una possibile continuità di culto dall’epoca pagana. L’elemento sacro non è certamente da escludere, ma non lo è nemmeno l’indubbia funzione difensiva della poderosa cinta muraria ancora ben conservata, compresi gli apprestamenti difensivi adottati nella creazione degli ingressi.
A questo proposito appare abbastanza chiara la funzione della successiva fase di piena epoca romana, probabilmente imperiale, alla quale fa riferimento una cisterna, insieme ad una serie di creste murarie ancora riconoscibili. La cisterna sorge a sbarramento dell’ingresso principale alla cittadella, come a sottolineare un’ormai definitivo cambio di uso, sancito dall’arrivo dei romani nell’area e, di conseguenza, con il venir meno delle esigenze difensive, forse più legate al periodo preromano, o a quello posto a cavallo con la romanizzazione del distretto.